Blacktopia

Un giorno non qualunque di una cupa primavera mai tanto attesa, un convento chiuso e incustodito la cui struttura originaria risale al 1463. Fuori la rugiada del mattino, dentro l’umidità dell’abbandono, finestre spalancate dalla furia del vento.

In questa ambientazione distopica, di profonda desolazione si incontrano due professionisti il Fotografo Daniele Torella e la Wedding Planner Anita Galafate per dare vita ad uno shooting assolutamente fuori dal comune, totalmente spiazzante. Due amici che si muovono nel mondo dei matrimoni, e non solo, attraversandolo con stile e personalità decisamente riconoscibili.

Proprio qui, dal loro incontro, nasce una magia tra mura scrostate, dipinti semi cancellati dal tempo e dall’incuria. Ovunque oggetti dimenticati che rimandano alla storia di questo luogo avvolto da un’aura  mistica, un tempo abitato da vita. Tutt’intorno la natura con vigore si fa spazio tra le rovine e ne esalta la bellezza con il suo benevolo abbraccio di verde.

IN THE MOOD FOR BLACK

Un abito nero, una folgorazione per Anita Galafate. Una tutina di pizzo Chantilly avvolta da un’ampia e vaporosa gonna lunga di tulle, strati su strati di sfumature di grigio in tutte le sue varianti fino ad arrivare al nero buio. Uno spacco vertiginoso che incontra la predilezione di Daniele Torella per i tagli di luce.

Anita, una personalità forte e concreta, lo sguardo volitivo annunciato da una cascata di lunghi capelli nero lucido, suo colore manifesto. Una grazia rock che emana grinta ed energia positiva, una grande passione che riversa, senza esitazione, nel suo amato lavoro. Un’amazzone contemporanea, puro istinto, che nasconde grande sensibilità e qualche piccola fragilità chiave di volta del suo operare con scrupolosa attenzione e maniacale cura di ogni minimo dettaglio. Non ama parlare di sé, vuole che sia il suo lavoro a raccontare di lei.

Per Daniele la luce è religione, la ricerca della resa cinematografica della realtà il suo mantra. Usa la luce naturale, quasi sempre di taglio, per plasmare oggetti e persone attraverso un mirabile gioco di chiaroscuri. Un moderno Caravaggio che incorpora nelle sue ambientazioni tonalità calde e avvolgenti, qua e là aggiunge tocchi misurati alla Rembrandt ma anche sottili richiami alle atmosfere di Hopper. Molti i suoi riferimenti al mondo del cinema d’autore con lo sguardo fisso al lavoro dei grandi maestri della luce. La sua è una fotografia pittorica, nei suoi scatti traspare la ricerca di armonia, simmetria, pulizia e rigore formale che utilizza per mettere a fuoco l’essenza più pura dell’emozione che intende trasmettere riuscendo, pienamente, nel suo intento.

Entrambi applicano il criterio della sottrazione, lo stile ricercato è minimal. Nel loro lavoro lo spazio e il tempo si disgregano per poi ricomporsi sotto forma di attesa, stupore e sogno.

 

THE BLACK IDENTITY

Varcando la soglia di questo complesso ci si inoltra tra gli ambienti di una struttura semplice e funzionale, tipica delle architetture francescane. All’interno una navata unica con quattro altari spogli e devastati, non ci sono più le tele che li decoravano solo intonaci screpolati. Al soffitto sono ancora visibili i decori dai motivi geometrici e di angeli che si sporgono curiosi ad osservare gli ignari visitatori. Una figura femminile si aggira eterea e solitaria tra questi ambienti, degna di nota la bella e vasta sala del Refettorio situata al piano terra.

Chi è questa giovane donna? Non sappiamo da dove arrivi e dove voglia andare. Solo pochi indizi posti in apparente ordine casuale, sembrano annunciare l’arrivo di un evento importante. Un sigillo di ceralacca nasconde un messaggio segreto che ancora non è pronto per essere svelato? Forse rimarrà il mistero di questa non narrazione, fuori da classici canoni precostituiti. Lei è splendida e altera, fasciata nell’abito nero si muove sicura mentre attraversa i corridoi a lunghe falcate, il profondo spacco ne svela le magnifiche gambe tornite. I capelli, di un acceso rosso Tiziano, sono raccolti in una lunga coda che, come una fiammata improvvisa, illumina gli ambienti bui al suo passaggio. Tra le mani un bouquet di fiori, nella medesima nuance della capigliatura, che impugna quasi fosse un dardo infuocato pronto ad essere scagliato contro un nemico invisibile o verso chiunque voglia avvicinarla senza un permesso accordato.

Pare essere in cerca dei suoi pensieri, una presenza la sua a tratti evanescente, fluida quasi un ectoplasma. Si trova davvero lì? C’è mai stata prima? Forse insegue l’emozione di un ricordo o il ricordo dell’emozione stessa. Sembra quasi voglia compiere un rito apotropaico con la sua presenza in questo luogo così permeato di malinconia ma che, comunque, le restituisce un senso di pace.

BLACK INSTINCT

Al suo vagare si accendono candele che illuminano con luce fioca una presenza floreale, a cura del noto Floral Designer Giovanni Raspante, che accentua l’atmosfera di mistero diffusa nell’intera scena. Magnifiche le composizioni dallo stile naturale e asimmetrico, ricche di profondità data dalla lavorazione dei fiori sulla rete: Gloriosa, Rose inglesi, Tulipani, Felce rossa, Rose ramificate, Plumosus, Amaranto, Salix, Ortensie e Lisianthus le essenze usate tutte declinate in una palette di colori alla Blade Runner come rosso, arancio, crema, ruggine, rosso mattone e giallo spento. A sostenerle supporti metallici, color oro pallido dall’effetto invecchiato che scompaiono ammantati dal fumo delle candele, sembrano fluttuare in aria e a voler inseguire l’incedere sicuro ed elegante della modella.

Ai piedi indossa sandali dal tacco vertiginoso, riportano un decoro di preziosi ventagli che si trasformano in ali nere pronte a farle spiccare il volo. Si ferma solo un’istante, la sua attenzione è catturata da una magnifica torta adagiata su sezioni di tronchi posti come a dar vita ad un braciere improvvisato. Un dolce a due piani che arde, la copertura è nera ma, a sorpresa, uno squarcio da cui esplode, compresso dalla cenere zuccherina il materiale lavico che proviene da un nucleo magmatico e incandescente. Un substrato di alta pasticceria dalla potenza distruttiva e dalla dolcezza riparatrice.

Un simbolismo letterario che rimanda alla citazione del Rosso sangue che pulsa di passione vitale e del Nero dolore o di oscuro presagio di Stendhaliana memoria.

Ecco che lei ritorna in sé e comincia a correre, forse ha percepito strane presenze o, più semplicemente, ha deciso di porre fine a quel momento di profonda introspezione che l’ha portata ad ottenere risposte che aspettava da tempo.

Al lettore/spettatore il compito di immedesimarsi dando spazio alla propria personale interpretazione ma, soprattutto, alla fantasia.

Guarda il video dello shooting: https://www.youtube.com/watch?v=CrTJtYCXWoM

Photo: Daniele Torella Photography

Planning: Anita Galafate Wedding Planner/ Anita Wp Galafate

Flowers: Stylosofie floral design Roma/ Giovanni Raspante

Video: Alessio Martinelli/ Blackandlight Wedding

Make Up: Moira Albo/ Moira Albo Make up artist

Dress: Il Giardino Delle Spose 

Shoes: Simona Nanihi

Stationery: Papermoon Weddings

Cake: Valentina Ricci/ Valentina Ricci Cakes

Assistant: Daniele Nieddu

Articoli Correlati:

Nessun ancora commenti, aggiungi la tua voce qui sotto!


Commenta l'articolo

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *